due cellulari rotti

Sono qui con me stessa, che ascolto quella con cui ho a che fare in questo momento.

Per me è molto chiaro che le cose stanno cambiando, e non solo per me, ma per il mondo, e che sarebbe non solo bene e opportuno cavalcare questa onda, ma io ne ho ogni capacità.

Ed è quindi in questo momento della vita in cui tutto è caduto a pezzi, che decido di darmi all’online. Perché ha senso, perché è dove il mondo sta andando, perché comunque mi interessa - o comunque mi interessa tutto quello che ci sta intorno.

Sono stata in pausa da me per un periodo abbastanza lungo, oltre alla gestazione, anche quello che l’ha preceduta, poiché non sapevo chi sarei diventata, dove sarei finita, lasciando la mia carriera teatrale alle spalle. E mi sono venute in mente molte idee che potessero anche coinvolgere quella vecchia me, come insegnare teatro, ancora una volta. Ho pure stampato i volantini.

Ma non sono pronta. Non ho l’entourage interno, per ciò.

E quel che mi rimane sono due cellulari, rotti. Uno proprio non si accende, l’altro è impossibilitato a registrare alcun vocale, e comunque la sua qualità fa schifo. E poi la vita mi ha distrutto, lentamente, quel che avevo costruito al di fuori, in quel ritmo caotico del fare perché devo raggiungere, perché gli altri ci stanno arrivando prima, perché … in cui avevo pubblicato, comprato, contattato.

La Germania mi ha messa in una profonda ottica di guarigione, e a questa terra - per questo - devo tanto. Ha molto senso, che sia qui dove tantissimi approdano per guarire, anche perché questa terra chiede di essere guarita, così come questo popolo sa che ha bisogno di cucire, arginare, staccare le proprie ferite. Ammiro i tedeschi per questo, anche se non sostengo i modi in cui lo fanno, perché sono molto scontrosi, arroganti e superbi, nell’approcciare l’umiltà.

Quel che ho imparato, arriva ora al setaccio, e vedo chiaramente il disgregarsi dei miei agglomerati - complice mia figlia - per cui non ho più nulla da nascondere, o di cui vergognarmi. E, se la vergogna arriva passeggera, mi scopro a urlare il nome della mia gatta, o un “Maria Vittoria ti amo” a squarcia gola. Solo io so perché.

Diventerò, o meglio darò spazio e accentuerò, la mia parte organizzata, in anima, precisa, capiente e senziente e saziante. Sarò felice, ligia al lavoro organizzato, da fare sì con pazienza, ma anche con estremo amore. I miei piani avranno consecutio, il mio cuore è un pensiero che si fa mano.

Il 2024 arriva così, e non mi sono mai sentita meglio: il mio lavoro interiore, grazie allo Yoga Ratna; la mia auto analisi e dialogo interiore, grazie alle chiacchierate con le persone giuste - dal vivo o nei libri; la mia vitalità bambina, grazie a Demetra - la mia fara-ona nella nebbia e nella notte (ti amo, ti amo, ti amo!); il materializzarsi non solo di quello che voglio, ma di quello che è giusto per me … Maria Vittoria è donna, ma si sente rishi. Guardo indietro e avanti, e so perfettamente dove sono, che è dove è giusto stare.

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